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7 dicembre 2012

fic: Weaving 4

WEAVING

Autrice: RIRI
Capitolo 4

Alla fine la polizia era arrivata, portando via i tre misteriosi uomini in nero per interrogarli. I cinque ragazzi erano tornati al centro medico, mangiando e andando a dormire, senza parlare più di quella storia. Non che nessuno fosse curioso di saperne di più, anzi! Ma visto l'umore nero di Ash e Misty nessuno si azzardò ad accennare al discorso.
La mattina dopo ci fu un avviso alla televisione che annunciava la riapertura della palestra di Boreduopoli. Anche se aveva già otto medaglie e quindi l'accesso sicuro alla Lega, Ash aveva tutte le intenzioni di mettersi nuovamente alla prova. Ecco perché non tardò ad avanzare la sua idea ai compagni, che subito gli diedero corda.
  • So che c'è un treno che parte a tarda mattinata per Boreduopoli. Potremmo prendere quello! – aveva subito detto Spighetto, che di treni e metrò era l'esperto... come per tante altre cose, d'altronde...
Per tutto il tempo impiegato a prepararsi, a colazione e sulla via per la stazione, Ash e Misty rimasero muti come pesci. Più di una volta Iris e Spighetto si erano guardati con una scrollata di spalle, fiutando aria di tempesta. Non avevano idea della discussione che c'era stata il giorno prima tra i due.
Quando giunsero in stazione per comprare i biglietti, mancando quasi il proprio treno, una volta nel vagone si accomodarono in una delle cabine da sei posti. Ash si sedette a lato del finestrino, mettendosi a fissare il panorama con ostinazione. Iris e Spighetto cercavano di rallegrare l'atmosfera, ma il malumore pareva prendere poco a poco tutti quanti. Ben presto anche loro si stufarono di tentare.
Misty guardò di sottecchi Ash, sperando che la visiera del cappello l'aiutasse a non farsi notare.
Fai come vuoi”. Ash non si era mai rivolto a lei con quel tono. Anzi, non pareva proprio poter provenire da lui! Non da Ash! Era stato gelido ed era riuscito a farle arrivare tutta la delusione che provava in quel momento. Stavolta l'aveva davvero fatta grossa... Non solo era avventata e sconsiderata, ma stava anche sbriciolando il legame che per tutti quegli anni l'aveva unita a lui!
Strinse i pugni, abbassando lo sguardo. Se provava a guardarlo in quel momento, con quello sguardo, le sembrava di avere davanti uno sconosciuto.
Accidenti, ma perché doveva finire così?! E perché lei non era capace di chiedergli scusa?! Era una cosa così semplice! Una sola unica parola di sole cinque lettere! Eppure... le costava forse più fatica che dire “ti voglio bene” o “grazie”. Forse Ash aveva ragione. Forse c'era davvero qualcosa che non andava nella sua testa.
  • Sif, ti senti male? –
  • No, Iris... sto bene. –
Misty si voltò. Sif era pallida come un lenzuolo e pareva far fatica a tenere gli occhi aperti.
  • Non sembra proprio... – insistette Iris.
  • Forse è solo un po' di nausea.. – ipotizzò Spighetto.
  • Sì! Certo! Ve l'ho detto, non è niente. Mi capita spesso quando viaggio. Anzi, vado a prendere una boccata d'aria in corridoio. –
Misty la seguì con lo sguardo, finché non svanì oltre la porta. Ora che ci pensava... aveva sete. Tirò fuori il borsellino dalla sacca e contò le monete, sperando di raggiungere la cifra sufficiente per una bottiglietta d'acqua.
  • Vado un attimo al bar, torno subito. –
Uscì in corridoio, notando con dispiacere che Ash neppure si era voltato. Al diavolo! Era un bambino! Voleva tenerle il muso per tutto il giorno o per sempre? Benissimo, che lo facesse pure, se la cosa non lo stufava!
Fece per avviarsi verso il bar del treno, ma qualcosa la bloccò: Sif era in ginocchio poco più avanti, aggrappata come meglio poteva al corrimano sotto i finestrini.
  • Sif! – corse da lei, dimenticandosi di tutta la collera che provava nei suoi confronti.
L'afferrò per le spalle, cercando di farla voltare. Era sudata e pallida. Nel tentativo di farla alzare, le sfiorò la fronte.
  • Ma tu scotti! Hai la febbre! Devo subito avvisare gli altri, forse Spighetto ha... –
  • No! –
Sif l'afferrò per la mano, prima che potesse fiondarsi alla cabina. Misty la guardò senza capire.
  • Ma tu stai male! –
  • Accompagnami... fino al bar. Ti va? –
L'aiutò a rimettersi in piedi, facendola sedere su uno degli sgabelli del bancone e mettendole davanti un bicchiere d'acqua fresca. La osservò scolarselo tutto d'un fiato, per poi sospirare. Tuttavia non sembrava aver ripreso colore.
  • Se ti sentivi male anche stamattina potevi dircelo! Non saremmo partiti! – alzò la voce Misty, cominciando a provare una lieve stizza.
  • No... io... stavo bene... ma non ti devi preoccupare. Mi capita spesso. – sorrise.
  • Uh? Ti capita spesso di avere febbri fulminanti? –
  • Di non sentirmi troppo bene. Ma poi passa. –
  • Secondo me faresti meglio a farti dare qualcosa da Spighetto... che so, una vitamina... –
  • Misty. –
Sif alzò lo sguardo dal bicchiere, incrociando il suo. In quel momento, Misty la osservò davvero forse per la prima volta. Gli occhi chiari della ragazza erano velati da un grande malessere, ma nonostante questo continuava a sorridere. Sprizzava radiosità da tutti i pori, anche quando stava male. Notando che aveva ottenuto la sua completa attenzione, Sif si decise a continuare.
  • Ieri... tu e Ash avete litigato? –
  • E... e a te cosa importa?! – sbottò, subito sulla difensiva.
  • No è che... forse è meglio se, una volta a Boreduopoli, mi tolgo di mezzo. –
  • Come...? –
Sif le sorrise radiosa, sebbene i suoi occhi esprimessero tutta la tristezza che doveva provare.
  • Ho come l'impressione di non piacerti per niente. Peccato... perché tu mi piaci. Volevo... provare a diventare tua amica. –
  • Sif... –
  • Ma non voglio in nessun modo che la mia presenza rovini il rapporto tra te e Ash, soprattutto quando è chiaro che lui tenga molto a te! –
  • C-cosa?! – il viso di Misty prese in poco tempo la stessa colorazione dei suoi capelli. – C-cosa te lo fa pensare? –
  • Il fatto che Ash mi parli spesso di te. Sai, mi ha raccontato quasi tutte le avventure che avete vissuto, il modo in cui vi siete conosciuti... è strano, ma quando lo fa sorride... anche se è triste. –
  • Triste? –
  • Forse gli mancano quei tempi. –
Misty abbassò la testa, nascondendosi dietro la visiera. E lei... lei gli aveva detto quelle brutte cose? Gli aveva sputato in faccia che mai più le cose sarebbero state come prima? Se era vero quello che Sif stava dicendo, allora doveva avergli dato un gran dolore...
Strinse i pugni. Ma che cosa stava facendo? Perché gli stava facendo questo? Possibile che lei e la sua boccaccia non riuscissero mai a starsene al loro posto?!
  • Quindi ho indovinato: avete litigato. –
  • Discusso... – chiarì Misty, evitando il suo sguardo.
  • Sai... a volte la via più corta per rimediare a ciò di cui ci siamo pentiti, è anche la più difficile. Ma non per questo vuol dire che sia sbagliata. –
Misty la guardò. Sif sorrideva e pareva anche stare un po' meglio. Perlomeno aveva ripreso un po' di colore.
  • Bhe... è un bel pensiero... – commentò, facendosi strappare un sorriso.
  • Me lo continuava a ripetere mia mamma quando ero piccola e litigavo con mio fratello. Volevo sempre fare pace, ma non volevo essere la prima a chiedere scusa... e così a volte ci tenevamo il muso per giorni. – sorrise al ricordo. – Non fare il mio stesso errore. Non sai mai cosa può capitare. –
Sif aveva ragione. Era grande ormai, non era più il tempo dell'orgoglio e delle bambinate. Se voleva essere responsabile delle proprie azioni, allora doveva cominciare a comportarsi da persona matura.
Sì, avrebbe chiesto scusa ad Ash. Era giusto. Era lei ad essere nel torto e ammetterlo era il primo passo.
Guardò la ragazza con nuovi occhi. Forse non era poi così male come pensava.
  • Ehi, sembra che tu stia meglio! –
  • Te l'ho detto: vanno e vengono. Ci sono abituata! –
  • Sei di salute cagionevole? –
  • Più o meno... –


*~*~*~*~*~*

Boreduopoli era una città veramente strana. Un lato era super tecnologico, mentre l'altro pareva uscito direttamente da un libro di racconti sull'era medievale. Antiche case tipiche in legno, gente in kimono, ecc... in completo contrasto con i led e le tecnologie avanzate dell'altro lato!
Senza alcuna esitazione Ash chiese indicazioni ad un passante circa la palestra, marciando in quella direzione non appena gli fu indicata.
Misty non era ancora riuscita a dirgli nulla. Pareva volesse evitarla e non incrociava mai il suo sguardo, forse guardando apposta da altre parti. Sif le diede di gomito, sfoggiando un largo sorriso d'incoraggiamento. Misty annuì. Non appena si fosse presentata l'occasione, si sarebbe scusata con lui.
Quando giunsero alla palestra ebbero una non troppo bella sorpresa: il capopalestra era già occupato con un altro sfidante. Per quella giornata niente incontro.
  • Oh, uffa però! – si lagnò Ash, dando un calcio al primo sassolino sventurato che finì nella sua traiettoria.
  • Potremmo entrare lo stesso ad assistere. – propose Spighetto – Magari ti fai un'idea del modo di combattere del capopalestra per domani. –
  • Uhm... sì, direi che è una buona idea! –
Come proposto dall'Intenditore, entrarono accomodandosi sugli spalti. Il tipo dominante della palestra era il tipo drago. E a quanto pareva anche lo sfidante si dilettava con il medesimo tipo.
L'incontro vedeva un Haxorus, pokémon del capopalestra, contro un bellissimo esemplare di Dragonair, pokémon dello sfidante.
Al loro arrivo, la lotta pareva già tendere a favore dello sfidante. Era un tipo strano, con una mantella con maniche piuttosto lunga e con cappuccio, che si teneva ben calato sulla testa. Non si sbilanciava mai e dava ordini tattici al suo compagno con una sicurezza e una freddezza calcolatrice fuori dal comune. Nel giro di poco, infatti, fu dichiarato vincitore.
Aristide, il capopalestra, si avvicinò a lui applaudendolo.
  • I miei complimenti, davvero! Hai un'abilità fuori dal normale. Sempre sicuro di non voler la medaglia? Alla Lega potresti arrivare a ben alti livelli. –
  • Grazie, ma la Lega non è il mio obiettivo. Non sono interessato a certe cose. Volevo solo vedere fino a che punto potevo credere di essere migliorato. –
Aristide scoppiò in una grassa risata, dandogli un paio di pacche sulla spalla. Ancora una volta lo sfidante non si sbilanciò. Si chinò lievemente per ringraziarlo e si voltò per andarsene.
  • Ma come? – disse Ash – Niente medaglia? –
  • Non sarà stato considerato ufficiale. – ipotizzò Iris.
  • Ehi, Sif, dove vai? – gridò Spighetto dietro alla ragazza, che si era alzata per correre verso l'uscita.
  • Io... mi sono ricordata di qualcosa. Arrivo subito! –
  • Si è ricordata...? Vuol dire che le è ritornata la memoria?! – Ash scattò in piedi, subito seguito da tutti gli altri e anche loro corsero dietro alla ragazza.
La trovarono appena fuori dalla palestra, fermarsi a una decina di passi dallo sfidante che aveva appena lasciato l'edificio.
  • Aspetta! – lo chiamò. Quello si fermò a metà di un passo. Tuttavia non si voltò.
Ash non capiva. Che cosa poteva volere da lui? Lo conosceva? Forse poteva aiutarla a ricordare!
  • Tu... tu sei Dray? – chiese la ragazza, tenendo i pugni serrati a livello del petto. Il ragazzo si voltò appena, ma il cappuccio impediva di vederlo in viso.
  • Hai sbagliato persona. – rispose semplicemente. Ma Sif sgranò gli occhi.
  • Quella voce... no, sei davvero tu! Dimmelo che è così! Ti prego, perché lo fai? –
  • Ho detto che hai sbagliato persona! Non sono chi pensi che io sia. – e detto questo se ne andò.
  • Che razza di maleducato! – borbottò Iris, affiancandola. – Non dare corda a certa gente. È meglio. –
  • P-però... –
  • Lo conoscevi? Chi è Dray? – le chiese Spighetto.
  • Io... ecco... non ricordo. –
A Misty quella sapeva tanto di bugia, ma non volle farlo notare anche agli altri. Se Sif non voleva parlare di questo Dray un motivo ci doveva pur essere.
  • Bhe, io penso che andrò dentro a prenotarmi per domani! – annunciò Ash – Non voglio che qualcuno mi passi ancora avanti. –
Misty lo seguì con lo sguardo finché non svanì dietro le porte automatiche della palestra.
  • Oh, santo cielo! Mi sento poco bene... – Sif si appoggiò a Iris – Mi potreste accompagnare ad una panchina? Ho bisogno di sedermi. Misty, rimarresti tu qui per avvisare Ash? – le chiese facendole l'occhiolino.
Misty capì al volo. Sif le stava dando l'occasione perfetta per chiarire con Ash. Annuì.
Quando tutti se ne furono andati, rimase solo lei, appoggiata alla facciata dell'edificio, accanto alla porta automatica, ad attendere che Ash tornasse. Accidenti, cosa poteva volerci per una semplice prenotazione?!
Alla fine, le porte si aprirono. Ash uscì, senza neppure vederla.
  • Ash. – lo chiamò. Lui si fermò, voltandosi.
  • Misty. Dove sono gli altri? –
  • Sif si è sentita poco bene e l'hanno accompagnata a sedersi. –
  • Uh. – Ash si voltò, facendo per avviarsi.
Misty strinse i pugni. Coraggio! Adesso o mai più! Scattò dal muro su cui era appoggiata, raggiungendolo.
  • Ash, aspetta. – allungò un braccio e lo prese per una mano, fermandolo. Lo sentì irrigidirsi e la cosa le causò più dolore di quanto pensasse. Quando lo toccava Ash non aveva mai avuto una reazione del genere, nemmeno quando si conoscevano ancora da poco.
  • Io... ecco... – era più difficile di quanto pensasse. Era solo una parola, santo cielo!!! Doveva farcela! Aveva affrontato di peggio, no?
  • Gli altri ci staranno aspettando. – concluse lui, liberandosi dalla sua stretta.
Misty lo osservò allontanarsi, come se ad ogni passo si portasse via con sé un pezzo del suo cuore. Doveva davvero essere arrabbiato.


*~*~*~*~*~*

Quando si erano riuniti agli altri, subito Sif l'aveva guardata in cerca di notizie, ma lo sguardo che Misty le mostrò la diceva lunga su come fosse andata: non ce l'aveva fatta.
  • Hai fatto? – chiese Spighetto al ragazzo.
  • Sì. Domani a mezzogiorno. –
  • Mezzogiorno?! – si sorprese Iris – Davvero rinuncerai al pranzo?! –
  • E chi ha detto questo? Mangerò prima! –
  • Ah ecco, mi sembrava strano... –
Spighetto rise, ma si bloccò quando vide le facce di Sif e Misty. Diede di gomito alla prima.
  • Ma cosa succede? – le bisbigliò all'orecchio, ma lei scosse la testa.
Non voleva dirglielo? Accipicchia, i segreti fra donne erano quelli più intriganti, solitamente. Era di nuovo giunto il momento di vestire i panni del detective? Dovette rinunciare quando Iris lo agguantò per un orecchio, dopo aver letto il suo sguardo.
  • Non ci pensare neppure, signor Intenditore di classe A. Farai uno dei tuoi siparietti più tardi, ora ho fame! –
Finalmente sole, Sif si avvicinò a Misty.
  • Che cos'è che non è andato? –
  • Tutto. Semplicemente non mi ha quasi voluta ascoltare. –
  • Non abbatterti. Spesso chi più ti vuole bene è il più difficile da avvicinare. Anche lui desidera far pace, ne sono sicura. –
  • Almeno una di noi ne è convinta. –
Le due si guardarono, sorridendosi a vicenda.
Un botto attirò la loro attenzione. Del fumo saliva da un edificio piuttosto voluminoso, in fondo alla via.
  • Cosa succede? – chiese Ash.
  • Quello non è il museo? – fece notare Spighetto.
  • Sta succedendo qualcosa! Andiamo! – li incitò Iris, buttandosi per prima in avanti.
Il museo, che niente a che vedere aveva con quello di Zefiropoli, era stato assaltato dall'alto, come suggeriva una finestra fracassata. Dalla stessa, videro uscire qualcuno, che con un rapido balzo saltò sul tetto del portico.
  • Ehi, è lui! È quello di prima! – notò Ash, ricordando l'individuo incappucciato incontrato alla palestra.
  • Vado a chiamare la polizia. – annunciò Spighetto, allontanandosi di corsa.
  • Io Aristide! – e anche Iris si dileguò.
  • E io cercherò di fermarlo. Pikachu! –
Il topo elettrico annuì, già sprizzando scintille dalle gote. L'incappucciato si voltò verso di loro, facendo intravedere qualcosa sotto al mantello.
  • Deve aver rubato qualcosa! Fermati! –
Se gli avesse detto di scappare forse l'avrebbe ascoltato di più... infatti il ragazzo fece per fuggire.
  • Oh, no! Sognatelo! Pikachu, superfulmine! –
Una scarica elettrica scansò l'individuo per un pelo. Lo vide lanciare una sfera poké e il suo Dragonair apparì in tutta la sua bellezza. Subito scagliò contro di loro un attacco tornado, che bastò a far abbassare loro lo sguardo.
Tuttavia smosse anche un pilastro già malfermo del vecchio edificio, che iniziò a precipitare in linea con il punto in cui si trovava Ash in quel momento. L'unica ad accorgersene fu Misty.
  • Ash!!! – combattendo contro il vento ululante, riuscì a scagliarglisi contro, spostandolo appena un secondo prima che il pilastro si disintegrasse al suolo, esattamente dove un attimo prima si trovava lui.
Ash si mise carponi, massaggiandosi il fianco dolente. Misty era stesa al suo fianco, ma anche lei pareva tentare di rimettersi in piedi. Lo aveva salvato. Quel pilastro l'avrebbe sicuramente schiacciato se non fosse stato per lei...
Vedendo però la fatica che Misty faceva per mettersi in ginocchio, intuì che qualcosa non andava.
  • Sei ferita? – le chiese, dimenticandosi del perché si era ostinato fino a quel momento a non rivolgerle la parola.
  • N-no... ho preso solo una bella botta... – sorrise lei. Sorrideva... e provava dolore. Solo lei era in grado di fare una cosa del genere.
Sentì un verso acuto che gli fece alzare la testa: Dragonair aveva preso sul dorso il suo allenatore e ora se la stavano dando a gambe.
  • Non credere di poter scappare! – gli urlò dietro Ash, ma quello non parve minimamente considerarlo. Fece per scattare al suo inseguimento, ma si sentì afferrato per i pantaloni. Misty, ancora a terra, lo guardava. Intanto, le sirene della polizia cominciavano a farsi sempre più chiare.
  • Ash, io... –
  • Misty, non c'è tempo! Quel ladro sta scappando! –
  • Ti chiedo scusa!!! – gridò lei. Ash la guardò senza capire. Ma quella frase era stata sufficiente per distrarlo dall'inseguimento che si era ripromesso di fare.
  • Scusa, scusa, scusa! Ti giuro che non volevo! Quelle cose che ti ho detto ieri... non le pensavo davvero! Ero arrabbiata, non mi rendevo conto.. Ho parlato da sciocca! Ti do tanto del moccioso, ma la verità è che qui la vera mocciosa sono io! Scusami, ti prego, scusa! –
Misty non aveva il coraggio di guardarlo in faccia. Temeva di leggervi indifferenza. Di vederlo voltarsi e andarsene via. Che le dicesse “ormai è tardi per le scuse”. E invece... Ash si chinò davanti a lei. Le sollevò la visiera del berretto, per poter finalmente vedere i suoi occhi, che peraltro in quel momento erano belli pieni di lacrime. Un po' per il timore, un po' per il male che le faceva il punto sbattuto alla caduta.
Lo sguardo di Ash era ritornato quello che conosceva. Le stava sorridendo e non sembrava più arrabbiato.
  • No, scusami tu. Non avrei mai dovuto reagire a quel modo. È che... lascia perdere. E smetti di piangere, ok? Non ti voglio più vedere così. – le disse, passandole il dorso dell'indice sotto un occhio, per asciugarle una lacrima.
  • Io... Ash... – era felicissima. Non ricordava di aver mai provato un sollievo simile in vita sua, nemmeno quando aveva scoperto che Ash era vivo dopo averlo salvato dalle acque dell'isola di Shamuty, svariati anni prima.
Vennero interrotti dall'arrivo di Spighetto e Iris, accompagnati dall'agente Jenny e dal capopalestra.
  • I miei uomini sono sulle sue tracce. È un ragazzo, non andrà lontano. – disse la donna.
  • Sarà anche un ragazzo, ma ti conviene non sottovalutarlo. È anche più forte di me. – sentenziò Aristide.
I due se ne andarono discutendo sul da farsi, mentre Iris e Spighetto si ricongiunsero ai tre amici.
  • Accipicchia, chi l'avrebbe mai detto... – sospirò Iris.
  • Chissà cos'ha rubato di tanto prezioso al museo.. – mormorò Spighetto.
  • Per favore, dovete lasciarlo stare! – tutti si voltarono verso Sif – Quello è Dray! Ne sono sicura! È lui, non ho dubbi! –
  • Ma si può sapere che è questo Dray?! – saltò su Ash.
  • Mio fratello! –

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