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7 dicembre 2009

Fic: Cap. 2

Ya-chan: Finalmente! ^o^ Ery torna con un nuovo capitolo della fic Disturbia. Quasi avevo abbandonato le speranze che mi mandasse qualcosa di nuovo (attendo però anche capitoli dell'altra fic *_*). Buona lettura!!

Ery: Chiedo umilmente scusa per il mega ritardo...>__<' ma fare 10 ore di lavoro al giorno mi uccide...>_>' e quindi essendo che sono in malattia (deo grasias) sono riuscita a ritagliarmi un piiiccolo spaziettino per me per tornare a scrivere <3>


DISTURBIA~
scritto da Ery

Stare a Petalipoli le piaceva.

Non era come la sua Cerulean, piena di acqua e di luce, ma quella ridente cittadina dove abitava Vera l’aveva colpita ed affascinata. Forse perché al contrario di ogni sua previsione si era sentita per la prima volta amata.

“Ecco la tua stanza” le aveva detto la ragazza non appena arrivate, posando una pesante valigia su un letto candido come la neve.

“E’ carino qui” disse Misty guardandosi attorno fra il disorientato e l’incantato. Non ne sapeva il motivo, ma qualsiasi cosa fosse legato a Vera creava dentro di lei un misto di dolcezza e malinconia, talmente forte e profondo da farle venire le lacrime agli occhi.

“Per qualsiasi problema io sono nella stanza a fianco” disse Vera distogliendola dai suoi pensieri.

“Grazie”

“Oh ma figurati…per così poco” rispose lei sorridendole.

“No davvero…grazie…per tutto Vera” abbassò lo sguardo, da quando era uscita dalla clinica psichiatrica le sue per così dire visioni si erano affievolite, ma entrambe sapevano che era solo questione di tempo prima che tutto tornasse nuovamente a far soffrire Misty.

Aspettò che la ragazza dai capelli castani uscisse, lasciandola sola, prima di iniziare a sistemare i vestiti e tutti i suoi effetti personali nei vari cassetti e armadi posti nella stanza.

“…” il suo sguardo si posò quasi con noncuranza sulla finestra aperta, dalla quale filtrava la nitida e chiara luce del mattino, e non riuscì a non avvicinarsi ad essa e guardare fuori il giardino pieno di fiori di colori talmente diversi e sgargianti da sembrare quasi che ogni singolo fiore sulla faccia della Terra avesse deciso di nascere in quel luogo.

*

“Sarà sicuro tenerla qui?” domandò un uomo alto e con i capelli quasi rasati tendenti al blu, intento a leggere alcune carte, che altro non erano che gli incartamenti del manicomio dov’era stata in cura Misty.

“Oh andiamo papà, conosco Misty, e ti assicuro che non è pericolosa” rispose Vera con una tranquillità eterea.

“Non mi riferivo a questo, mi riferivo al fatto che se mai dovesse avere una ricaduta – e sai che questo è possibile – non sappiamo dove sbattere la testa, insomma…dai referti non si sa nulla di nulla…da cosa vengono queste allucinazioni? Tu lo sai?”

La ragazza dai capelli castani scosse lentamente la testa in segno di diniego, sospirando.

“Purtroppo…credo che solo lei possa saperlo…ma che non ne sia consapevole…l’unica cosa che sappiamo è che la persona sulla quale ha più allucinazioni…è Ash”

“Quel ragazzino di quella sperduta cittadina nella regione di Kanto?”

Annuì.

“Si…ma per quanto abbia provato e riprovato a mettermi in contatto con lui…sembra sparito nel nulla…non riesco a rintracciarlo…”

“Ottimo” rispose quasi con sarcasmo il padre di Vera, cosa che non sfuggì alla ragazza che in meno di un secondo lo fulminò con lo sguardo, facendo intendere che no, non era proprio il momento di scherzare, soprattutto su cose del genere.

“Bhe però adesso sembra stare bene. La tua vicinanza la sta guarendo” disse una donna entrando nella stanza con un vassoio in mano e posandolo sul tavolo.

“Magari fosse davvero possibile guarire una persona solo con la vicinanza…ma non credo…nonostante vorrei davvero con tutta me stessa che Misty possa star bene restando qui…ma rimane un utopia”

“Le utopie possono realizzarsi, basta volerlo sorellona”

Alzò gli occhi al cielo, suo fratello Max era sempre stato un pozzo di scienze – al contrario suo almeno – ma non riusciva proprio a mandarlo giù quando faceva il saputello in quel modo.

“Ti sei dato alla filosofia adesso?”

Rise a quell’affermazione.

“Perché? Non lo vorresti con tutte le tue forze? Salvarla da se stessa intendo”

Volse lo sguardo verso di lui, e solo quando incrociò lo sguardo del fratello si rese conto di quanto la sua affermazione fosse veritiera.

Voleva salvarla, a qualsiasi costo.

E niente e nessuno glielo avrebbe mai impedito.


*

“E’ pronto a tavola” Vera arrivò davanti alla porta della stanza di Misty, bussando leggermente, quasi temesse di disturbarla.

E attese, senza ricevere risposta.

“Misty?” poggiò la mano sulla maniglia della porta, aprendola con cautela ed entrando nella stanza, ma senza trovarci all’interno nessuno. La finestra, che ricordava essere stata socchiusa quando era uscita, ora era spalancata, e le tende sventolavano mosse da un vento che, a prima vista, sembrava stesse aumentando.

“MISTY!” corse verso la finestra senza neanche pensarci due volte, in preda ad un terribile presentimento, e guardò verso il basso terrorizzata all’idea di vedere ciò che non avrebbe mai e poi mai voluto vedere in vita sua, ma al contrario delle previsioni tragiche, sul manto erboso non c’era nessuno, segno che non si era lanciata dalla finestra.

Si guardò intorno, e volse la testa verso il tetto, e solo allora la vide, seduta sulle tegole a contemplare l’orizzonte, con le gambe strette al petto, come se avesse freddo e cercasse di riscaldarsi raggomitolandosi come meglio poteva su di se.

“…cosa ci fai qui?” le domandò raggiungendola, facendo ben attenzione a non scivolare di sotto.

“Si sta alzando il vento…credo che entro stasera saremo sorpresi da un bel temporale”

“Ma le previsioni hanno dato sereno fino a settimana prossima”

Misty la guardò accigliata.

“Pioverà”

“Ma…”

La ragazza dai capelli rossi la guardò seria, ed in quel momento Vera iniziò davvero a pensare che ci fosse qualcosa di sbagliato, qualcosa di tremendamente erroneo in quel grande fascicolo che aveva analizzato per mesi la testa dell’amica.

Il suo sguardo era spento si, ma non come quello dei pazzi, era diverso.

Era triste.

“Come ti senti?”

“Bene”

“Sto dicendo davvero Misty…come ti senti?”

Abbassò di colpo la testa e sul suo splendido viso si delineò un sorriso sforzato, di circostanza.

“…vorrei solo avere la certezza che Ash stia bene…non ci sei riuscita vero?”

Anche Vera abbassò la testa, non riuscendo a guardarla.

“…come immaginavo…grazie comunque”

“Farò il possibile!”

Quelle parole la sorpresero, voltò lo sguardo e vide come gli occhi di Vera si fossero fatti lucidi.

“Te lo riporterò indietro! Ti voglio aiutare Misty! Non lascerò che tu debba ancora soffrire in silenzio! Non avrai più quelle…quelle visioni…guarirai! Anche a costo di prendermi io stessa cura di te per sempre”

Spalancò gli occhi.

“Vera cosa…?” la guardò ancora sorpresa, prima di distendere il viso in un sorriso sincero e dolce.

“Ti ringrazio…”

Si morse il labbro mentre si strofinava il viso con la mano, cacciando via quelle maledette lacrime che sentiva premerle sugli occhi. Voleva aiutarla, le voleva bene, e avrebbe lottato per farla felice, anche a costo di soffrire lei stessa.

Sei importante.

“Sai…vorrei davvero rivederlo…almeno un’ultima volta…sapere che sta bene…che queste visioni non sono altro che frutto della mia immaginazione…vorrei scherzare di nuovo con lui…e perché no…anche litigarci…come ai vecchi tempi…”

Sentì improvvisamente la voce della ragazza rompersi, e vide i suoi occhi tornare tristi, mentre calde lacrime iniziarono a scenderle dal viso, cadendole sulle ginocchia ancora strette al petto.

Era diventata debole, sensibile, lo specchio di se stessa. Talmente fragile che temeva che anche quel debole vento che andava via via rafforzandosi potesse portarla via e romperla.

“Misty…”

“Voglio rivederlo…solo questo…non chiedo nient’altro…solo…questo”

Non seppe il perché, ma sentiva l’immenso desiderio di coccolarla, e tese le braccia, prendendo la ragazza e facendole appoggiare la testa sulle sue gambe, mentre sentiva ancora il suo esile corpo scosso dagli spasmi del pianto disperato nel quale si era lasciata condurre da sola.

“Andrà tutto bene…fidati di me…lo ritroveremo…” le sfiorò i capelli, accarezzandoglieli dolcemente, e chiedendosi se davvero, quel desiderio potesse avversarsi.

Che Misty avrebbe davvero trovato la sua pace un giorno.

Rimasero così, ignorando anche i morsi della fame, perché in quel momento, non c’era nulla di più importante oltre al far sentire serena un’amica. Era più importante di qualsiasi altra cosa…della fame, del sonno, della stanchezza.

Di qualsiasi cosa.

Anche…dell’amore.

*

Si risvegliò qualche ora più tardi, scoprendo di aver dormito talmente tanto che il cielo stava iniziando ad imbrunire dietro alle case della cittadina e si tirò su.

“Ben svegliata! Dormito bene?”

La guardò, strofinandosi appena gli occhi che con quella luce sembravano ancora più verdi e sbadigliò.

“Quanto ho dormito?”

“Un po’…per fortuna non russi” la prese in giro lei, facendo fare una timida risata anche all’amica.

“…Vera…posso chiederti una cosa?”

“Certo”

“Perché fai tutto questo? Insomma…è difficile da spiegare ma…non siamo così amiche…così legate da dover forzatamente diventare una persona che deve appoggiarsi a te…eppure…mi stai viziando”

Si sistemò un ciuffo di capelli prima di rispondere, e di colpo le sembrò che quella domanda non avesse senso.

“Perché sei amica di Ash…e mia…”

Amica di Ash.

Sospirò alzandosi e tendendo una mano alla ragazza dai capelli castani la quale sorrise prendendo la mano dell’amica e alzandosi, dopodiché con attenzione tornarono nella stanza.

“Avanti cambiati, voglio portarti a fare una passeggiata”

Annuì, aprendo le ante dell’armadio e scegliendo il vestito più adatto.

“Ah…Vera secondo te…”

Si voltò ed il vestito che aveva scelto le cadde fra le mani.

Di nuovo.

Lei, che credeva ormai di essersi liberata, almeno a livello inconscio di quella terribile sensazione ne fu nuovamente avvolta.

Quella davanti a lei era Vera, ma al tempo stesso era diversa. Lo sguardo, tutto di lei le facevano paura. Il viso deformato ed il colore della pelle diventato d’improvviso dello stesso colore del marcio.

“Misty?”

Scosse la testa, e così com’era venuta, quell’allucinazione svanì nel nulla, lasciandola comunque ansiosa, sentendo ancora martellarle nel petto il cuore.

“Scu…scusa…mi ero imbambolata” mentì piegandosi per riprendere il vestito che aveva lasciato a terra.

In quel momento la porta bussò, ed entrambe si voltarono verso di essa.

“Posso entrare?”

La voce di Max, per quanto fosse cresciuto risultava ancora squillante come quella di un bambino ancora in procinto di superare la fase della fanciullezza, così come il suo corpicino, in qualche modo simile a quello di qualcun altro di cui non ricordava le fattezze.

“Questa sensazione di nostalgia…dov’è che l’ho già provata?” pensò Misty mentre il fratello di Vera entrava nella stanza, porgendo alla ragazza dai capelli rossi il ricevitore.

“E’ per te”

“Per me?” domandò confusa la ragazza.

Chi poteva voler parlare con lei? E come facevano soprattutto a conoscere dove alloggiava visto che erano poche le persone a conoscenza della situazione nella quale si trovava.

Prese titubante il ricevitore posandolo all’orecchio e prese un profondo respiro prima di rispondere.

“…pronto?”

Nessuna risposta.

“Pronto?”

Dall’altro capo del telefono nessun rumore, nessun respiro.

Il nulla.

“Max ma che razza di scherzo è questo? Non c’è nessu…”

Si bloccò di colpo, un respiro aveva fatto perdere un battito al cuore della ragazza.

“Pronto?”

Ritentò ancora una volta.

“…586HTO0B2”

“Prego?”

Colui o colei che aveva detto quella sequenza di numeri e cifre riattaccò, lasciando il telefono dall’altro capo del telefono libero.

“Misty? Chi era?”

“…non lo so…” rimase a fissare la cornetta davanti a se, ripensando a quella serie di numeri, senza un senso apparente, mentre nella stanza calava il silenzio, rotto soltanto dal fragore del tuono.



CONTINUA...

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