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16 agosto 2010

Fic: cap. 4

Ya-chan: Wow, con mia sorpresa Ery ha mandato un nuovo capitolo della sua fic! ^^ Bene, bene, attendiamo il seguito!

Sometimes I wonder
Could I have known their true intensions?

THE PROMISE

Scritto da Ery


“Sono contenta che tu sia vivo…lo sapevo che non potevi essere morto”

Mi guardò accigliato sedendosi sulla paglia della piccola tenda dell’accampamento che Jared aveva messo su per lui.

“Sarebbe stato meglio se fossi morto…”

Lo guardai sorpresa, da quando Ash formulava simili pensieri? Da quando il suo viso era diventato così stanco e triste?

“Dove sei stato in tutto questo tempo?” chiesi avvicinandomi a lui e sfiorandogli il viso con la punta delle dita “Ero…ero preoccupata da morire…”

Cercai di ricacciare indietro quelle stupide lacrime. Ero forte, continuavo a ripetermelo, ma il ritrovare Ash aveva mandato a quel paese tutti i miei buoni propositi.

Aspettai una risposta, una qualsiasi parola di spiegazione, che potesse rincuorarmi, ma non arrivò. Ash si sdraiò, voltandosi e dandomi le spalle, sussurrando solo un sommesso “Buonanotte” ed io non ebbi la forza – non in quel momento almeno – di rovinare quel momento con la mia cocciutaggine.

E di questo me ne pentii amaramente…

Feci per uscire dalla tenda, quando ad un certo punto, la mia attenzione fu attirata da un rumore soffocato, e istintivamente mi voltai verso la sagoma raggomitolata del ragazzo dietro di me.

“Ash?”

“Sto bene” rispose secco lui, con la voce rotta nonostante cercasse invano di tenerla dura e ferma “Va a dormire, è tardi”

“No che non me ne vado! Che hai?” risposi, facendo dietrofront, inginocchiandomi accanto a lui e posando con dolcezza la mano sulla sua spalla. Solo in quel momento mi resi conto di quanto il suo corpo stesse tremando. Non era dovuto al freddo, no, era dovuto a qualcos’altro.

“…Ash cosa?”

“Com’è stato?” mi chiese interrompendomi senza voltarsi, continuando a restare in quell’assurda posa, quasi cercasse di sparire facendosi sempre più piccolo.

“Che cosa?” gli domandai cercando di afferrare il senso delle sue parole.

“Vederli…i tuoi genitori…”

Fu come se qualcuno mi avesse afferrato con violenza e sbattuto contro lo spigolo di un qualche mobile. Sentii la gola farsi di colpo secca e il respiro annullarsi, mentre immagini che avevo ormai sepolto in fondo al mio cuore tornavano con ferocia a farsi largo nella mia testa.

Mio padre steso a terra in una pozza di sangue e mia madre, con gli occhi sbarrati e vitrei che sembrava volersi allungare verso di lui per raggiungerlo mentre esalava i suoi ultimi respiri.

Istintivamente strinsi le mani a pugno, coprendomi gli occhi, cercando con tutta me stessa di ricacciare indietro quei ricordi. Non volevo ricordare. Volevo dimenticare quella sera, dimenticare di aver perso di colpo, nel giro di qualche ora, non solo la mia famiglia ed i miei amici più cari. Avevo perso la mia intera vita.

“Misty?”

Mi resi conto del tempo passato solo quando sentii le mani calde di Ash posarsi con delicatezza sulle mie strette a pugno, allontanandole dal mio viso e tenendole ben salde alle sue.

“Mi dispiace”

Scossi la testa alzando lo sguardo e cercando un pretesto per non dare a vedere come quella semplice domanda avesse riaperto quel baratro dal quale cercavo ancora di uscire.

“…va…tutto bene…”

Era assurdo per me poter anche solo pensare di mentire ad una persona come Ash, seppi fin da subito che aveva capito come mi sentivo, perché non disse nulla, mi lasciò semplicemente le mani afferrandomi per le spalle e tirandomi a lui, in un qualcosa di molto simile ad un abbraccio consolatorio. Un abbraccio che non avevo mai voluto da nessuno ma che ora, in quella situazione, reclamavo a gran voce dentro di me.

Mi aggrappai a lui, affondando il viso sulla sua spalla, pregando di poter smettere di vivere da un momento all’altro pur di restare così, pur di sentire quel calore avvolgermi fino a stritolarmi.

Diventare una cosa unica con lui.

Restammo così, aggrappati l’uno all’altro fino all’alba, senza proferire parola, semplicemente noi, io e lui, e in quel momento mi resi realmente conto di quanto Ash fosse importante per me. Così tanto da cancellare la mia esistenza se fosse stato necessario.

Solo quando mi svegliai mi resi conto di essermi addormentata. MI ero stupidamente convinta di essere rimasta sveglia a rimuginare per tutto il tempo, ma probabilmente ero stata trascinata nel mondo dei sogni senza neppure rendermene conto. Non che avessi sognato in effetti, ma la prima cosa che notai riaprendo gli occhi fu il fatto che Ash non era al mio fianco.

Mi alzai, facendo leva sui gomiti, ancora leggermente intontita prima di alzarmi e uscire dalla tenda, guardandomi attorno. E fu allora che lo vidi.

Ash era li, in piedi vicino al fiume, illuminato dalla luce del sole del mattino, che riesce a darti sensazioni così diversificate da farti mancare il respiro nei polmoni.

“Ash...” sussurrai avvicinandomi a lui ancora di spalle, stringendomi le mani intorno al corpo a causa della brezza mattutina che pizzicava, tanto era ancora fredda.

“Ehi...” rispose lui voltandosi appena verso di me e mostrandomi un piccolo sorriso, quasi di circostanza, che non sfuggì ai miei occhi.

Per quanto potessi risultare cieca nei confronti di determinate cose e situazioni, niente riusciva a scappare dal mio sguardo attento quando si trattava di lui.

“Che succede?” domandai mettendomi di fianco a lui e guardandolo.

“...devo partire” mi rispose semplicemente, tornando a guardare l'acqua del fiume che scorreva lenta e tranquilla, come se anche lei fosse ancora mezza addormentata.

“Come? Ma...sei appena...ti ho appena ritrovato!” esclamai sconvolta da quella notizia, ma fu come se Ash ignorasse le mie parole, chiuse gli occhi, lasciandosi cullare dal rumore dell'acqua.

“Mi dispiace, ma ho lasciato delle cose in sospeso che proprio...”

“Quali cose in sospeso Ash? Di che stai parlando? Anche ieri...sei diverso!”

“Misty non dire assurdità”

“Non sto dicendo assurdità! Che ci facevi nel fiume in balia delle onde? Cos'è successo? Perchè mi tratti con così tanta freddezza, perchè sei...”

“...questo significa che qualcuno ha voluto intenzionalmente lasciarti viva, per poi ucciderti affrontandoti da sola. In modo che fossi indifesa “

Mi bloccai di colpo, mentre le parole di Jared mi tornavano in mente, senza motivo apparente, e mi sforzai di concentrarmi su Ash e sul perchè avesse d'improvviso preso quella decisione.

“Misty tu...non hai idea di ciò che ho fatto...non sai chi sono io in realtà”

“Il suo corpo non è mai stato trovato Misty, non ci sono indizi che ci conducano a lui”

“Io sono...”

“BASTA!” gridai, più alla mia mente e ai miei ricordi che tornavano ad affollarsi che alle parole del ragazzo di fianco a me.

“NON LO VOGLIO SAPERE! NON M'INTERESSA! PER ME TU SEI ASH E BASTA!” gridai con la voce disperata, mentre mi rendevo conto solo in quell'esatto momento di aver afferrato il braccio di Ash, tremando come una foglia, guardandolo in preda al senso di colpa.

Forse dentro di me sapevo gia la verità, ma cercando con tutta me stessa di ricacciarla via, perchè era una verità che non mi apparteneva.

Che non doveva appartenermi.

Mi allontanai appena da lui, ma non appena lo feci, Ash mi afferrò per le spalle, impedendomi di andarmene, di fuggire.

“No...devi ascoltarmi!”

“Non voglio!”

“E invece devi! E' importante!”

“Che diavolo state combinando voi due di prima mattina?” esclamò una voce scocciata alle nostre spalle, e per quanto mi sembrò stupido, vedere la figura di Geremy mi rincuorò.

La mia via di fuga.

“Non ti riguarda” rispose Ash perdendo forza sulle mie spalle, dandomi la possibilità di liberarmi e andare da Geremy.

“Nulla, una sciocchezza. Jared ha gia preparato la colazione? Sono affamata” mentii allontanandomi con Geremy e lasciando Ash – ne sono certa – a fissarmi mentre mi allontanavo.

Non ero ancora pronta per una cosa del genere. Venire a sapere verità che avevo sepolto dentro di me faceva male. Forse in parte avrei preferito restare ignorante a vita.

Sarebbe stata la soluzione migliore...

*

Quella sera decisi di andare a dormire presto, stanca e spossata per una giornata che mi aveva tolto fin dal mattino forze sia fisiche che mentali, gli allenamenti con Jared erano stati estenuanti e mi stiracchiai appena, alzando di sfuggita gli occhi al cielo, sorprendendomi di come si fosse oscurato, pronto a sfogarsi con un temporale fuori dal comune.

Sospirai, entrando nella tenda e fermandomi di colpo.

Ash era li, davanti a me, guardandomi serio.

“Cosa ci fai qui?” domandai.

“Ti stavo aspettando. Dobbiamo parlare”

Feci dietrofront uscendo dalla tenda senza neanche aspettare che iniziasse il discorso, ma dei passi alle mie spalle mi fecero capire che questa volta non sarei riuscita a sfuggire.

“Fermati!” mi ordinò, prendendomi per un polso e obbligandomi a voltarmi verso di lui.

“Piantala! Non voglio ascoltare le tue...”

“Sono figlio di quell'uomo!” gridò sovrastando le mie parole e lasciandomi ammutolita a fissarlo, mentre il rumore di un tuono impediva al ragazzo di fronte a me di sentire il mio cuore frantumarsi.

“...ricordi quella notte? Quando c'è stato...” deglutì “...il massacro. Colui che ha estratto per primo la spada...”

“...era tuo padre” sussurrai finendo io stessa le sue parole, mentre le immagini di quella notte tornavano ad affollare la mia testa.

Quella volta non ci feci caso, o forse si, ma ero decisamente più concentrata sui miei genitori che sul riconoscere chi aveva compiuto quella carneficina. Ma in quel momento, tornando con la mente a quella notte mi resi effettivamente conto di essere rimasta terrorizzata da quella figura alta e fiera che estraeva la spada, colpendo a morte mio padre.

“..mi dispiace...non sapevo che...che avesse deciso di sterminare il tuo casato”

“Mi hai tradita!” gridai furiosa, tornando in me e allontanandomi da lui con uno strattone mentre la pioggia iniziava a scendere furiosa “Mi hai...CI hai controllati! Hai aspettato il momento più propizio per colpirci...MI HAI COLPITA ALLE SPALLE!”

“Non è così! Forse all'inizio si...dovevo visionare la situazione...ma con l'andare del tempo...mi sono affezionato...altrimenti perchè...”

“BALLE!” gridai ancora, e imprecai contro me stessa pensando che la spada per poterlo colpire e vendicarmi del dolore provato in tutto quel tempo si trovava nella sua custodia nella tenda.

“Sono davvero innamorato di te Misty!” gridò lui di rimandò spiazzandomi e lasciandomi basita, mentre lui disperato mi tirava a se, abbracciandomi in una morsa che non mi lasciò possibilità di replica.

“...se solo fossi riuscito...”

“...perchè? Perchè proprio i miei genitori?” domandai sull'orlo delle lacrime, mandando a quel paese tutto ciò per cui avevo combattuto.

Diventare forte.

“Non lo so...” sussurrò.

“Si ma...”

Posò la fronte sulla mia, e solo in quel momento mi accorsi del dolore che stava provando. Forse anche lui, come me aveva dovuto sopportare e subire situazioni che non aveva fatto altro che obbligarlo ad indurire il cuore.

Proprio come me.

Posò una mano sul mio viso, sfiorando poi con delicatezza le labbra sulle mie, in un bacio casto e carico di rispetto.

“Sarebbe stato meglio se non ti avessi mai incontrata”

Lo guardai, incapace di rispondere a quelle parole. Mi limitai a fissare Ash senza proferire parola, mentre lui mi guardava sotto la pioggia, sorridendomi amaramente, sciogliendo quella carezza e voltandosi, allontanandosi di nuovo da me.

No.

Avrei voluto gridarlo, dirgli di non andarsene, di non lasciarmi di nuovo da sola, ma fu come se il mio intero corpo avesse deciso di propria spontanea volontà di lasciarlo andare.

Perchè sapevo che la prossima volta che l'avrei incontrato non ci sarebbero stati ne sorrisi, ne abbracci, ne baci. Ne qualsiasi altra cosa che poteva presupporre un qualsiasi sentimento di affetto.

E rimasi così. Sotto la pioggia, guardando la figura della persona che amavo allontanarsi sempre di più.

Sia dal mio mondo...

...che dal mio cuore.


CONTINUA...

1 commento:

Anonimo ha detto...

wow non avrei mai immaginato un cappy piu triste e emozionante di questo .......... mi raccomando fatti mandare il seguito fiction stupenda!!!!!!!